mercoledì 7 giugno 2017

Ingiustizie sociali? Non c'è rimedio in Italia

















Cosa ci siamo dimenticati?

di Alessandro Gilioli

«Cosa ci siamo dimenticati? Cosa ci siamo dimenticati?
Ci siamo dimenticati di voi!
Ci siamo dimenticati delle donne e dei bambini che cambieranno questo mondo con il loro amore e la loro gentilezza e con la loro meravigliosa, divina inclinazione al gioco.
Ci siamo dimenticati di essere felici».

(Il sogno di Lenny Belardo, da "The Young Pope")

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Questo blog non parla quasi mai di quello che succede in tivù, però se posso oggi vorrei partire da una signora che l’altra sera, mi pare venerdì, era a Otto e mezzo sulla Sette.

La signora si chiama Anna Falcone, fa l’avvocato, non fa parte di nessun partito, però l’autunno scorso si è impegnata nei comitati per il No al referendum del 4 dicembre e in tivù l’hanno invitata a parlare della Costituzione nel giorno della festa della Repubblica.

Falcone allora è partita dall’articolo tre: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto l’uguaglianza".

E di lì il discorso è arrivato al tema enorme ma quasi assente nel dibattito politico italiano - e anche dal vocabolario della sinistra: le disuguaglianze, l’eccesso spaventoso di disuguaglianze che si è intrecciato alla crisi economica dal 2008 a oggi, ma che affonda le sue radici molto prima.

Diceva Adriano Olivetti che in un capitalismo umano ed equilibrato «nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l'ammontare del salario minimo». Oggi ci sono amministratori delegati che guadagnano più di mille volte rispetto a un loro dipendente.

La spesa mensile in consumi delle famiglie benestanti in Italia è ormai più del doppio rispetto a quella delle famiglie più povere, dati Istat.

Il 10 per cento degli italiani possiede 2000 miliardi di euro in ricchezza mobiliare: conti in banca, azioni, titoli. Duemila miliardi di euro, pari a metà di tutto il patrimonio privato, pari a quasi tutto il debito pubblico.

E un eccesso di diseguglianze peggiora la vita di tutti; è dimostrato che quando le disuguaglianze sono troppe, aumenta la delinquenza e quindi diminuisce la sicurezza di tutti: rapine, omicidi e scippi crescano in misura direttamente proporzionale all'allargamento della forbice sociale, all'abisso crescente tra base e vertice della piramide

E l’Italia è uno dei paesi con maggiori disuguaglianze sociali in Occidente, insieme a Stati Uniti e Regno Unito, come ha detto proprio l’altro giorno l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz.

Ecco, per vent’anni la sinistra in Italia si è dimenticata o quasi di parlare di tutto questo - e di fare qualcosa per invertire la tendenza. Non so se è colpa di Berlusconi - che ci ha costretto a parlare di lui - o se è colpa, chessò, di Blair e della sua "terza via", di D’Alema e dei suoi tatticismi di palazzo, di Renzi del suo vuoto nuovismo. Non lo so.

So però che in altri paesi del mondo - ultima, la Gran Bretagna - la sinistra esiste in tanto in quanto mette la questione della troppa disuguaglianza - dei "molti versus i pochi" - al centro del suo linguaggio e delle sue proposte.

Forse ha fatto bene l’avvocato Falcone, l’altra sera in televisione, a ricordarci questa cosa di base.

Oggi vedo che Falcone - insieme a un'altra persona che stimo, Tomaso Montanari - fa seguire alle parole gli atti, o almeno un loro tentativo.

Il mio in bocca al lupo non è tanto per loro, o per gli effetti elettorali che questa cosa può avere, ma per chiunque rimetta le troppe disuguaglianze del presente al centro di quella cosa che si chiama politica.

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Condivido ci sono delle ingiustizie intollerabili,dalle retribuzioni dei manager ai patrimoni nascosti chissà dove e quindi intoccabili.

A me basterebbe che si facesse una lotta senza pietà all'evasione fiscale e al lavoro nero,poichè non è possibile che determinate categorie di professionisti siano più poveri dei lavoratori dipendenti,o si arrivi all'assurdità che una buona percentuale di datori di lavoro guadagnino meno dei loro dipendenti.

Ma se tutto ciò è permesso da decenni,significa che il sistema paese è organizzato così,c'è da metterci una pietra sopra,l'inferno può proseguire.

I.S.

iserentha@yahoo.it

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