giovedì 23 marzo 2017

Sicurezza in Italia? L'arte di nascondere la polvere sotto il tappeto













Sicurezza, dal decreto Maroni a quello Minniti: l’arte della fotocopia

di Alessandro Robecchi

Ce l’avete la macchina del tempo? Ma sì, quel marchingegno che vi fa andare su e giù sulla scala degli anni per vedere se si stava meglio prima, o meglio ora, per controllare cos’è cambiato, per osservare, fatti alla mano, come il lungo viaggio della fu sinistra italiana verso destra sia ormai completo e conclamato. Non ce l’avete? Peccato, dovrete accontentarvi della memoria e dei vecchi giornali. Per esempio quelli della torrida estate 2008, nove anni fa, quando le cronache riferivano ossessivamente degli esilaranti successi del decreto Maroni in materia di sicurezza urbana, decoro, poteri ai sindaci eccetera eccetera. Roberto Maroni era allora ministro dell’Interno e esortava i sindaci italiani ad esprimersi con “ordinanze creative”, insomma di inventarsi qualcosa per mettere ordine nelle loro città. La Grande Crisi non c’era ancora, ma la povertà, a saperla vedere, ci circondava già. La ricetta, perfettamente di destra, era dunque: nasconderla.

Per mesi fu un florilegio di notizie e notiziette che andavano dal vulnus costituzionale al colore locale. A Sanremo fu vietato di chiedere l’elemosina “stando seduti”, a Voghera si proibì di accomodarsi sulle panchine pubbliche oltre le ore 23 a più di tre persone (adunanza sediziosa? Sesso di gruppo? Boh…). Ad Alassio, Venezia, Pisa si vietava di passeggiare con borsoni “presumibilmente carichi di merci”. Ad Assisi si vietò l’accattonaggio, con buona pace di San Francesco, a Vicenza si vietò di sedersi sulle panchine “in modo scomposto”. Potrei continuare per pagine e pagine. L’estate del 2008 fu la festa della “tolleranza zero” contro i poveracci. La famosa e democratica città di Firenze (sindaco Leonardo Domenici) ingaggiò una inesausta lotta contro i lavavetri ai semafori che occupò le prime pagine dei giornali come se fosse la terza guerra mondiale, come se venti sfigati con una spazzola in mano turbassero l’Occidente (non c’era ancora l’Isis, c’erano i lavavetri). Nacque in quell’epoca la moda delle “panchine anti-bivacco” (con braccioli in ghisa a dividerne la seduta) per cui molti comuni dei nord spesero fior di soldi, investiti perché nessuno potesse sdraiarsi e magari (orrore!) dormire al freddo per qualche ora.

Gran parte di quella paccottiglia securitaria fu fatta a pezzi dalla Corte Costituzionale, le notizie sulle assurdità delle ordinanze creative rallentarono e poi sparirono del tutto. Tre furono i pilastri teorici di quella stagione densa di imbecillità: l’affermazione che la sicurezza non è “né di destra né di sinistra”, il vecchio trucco della percezione (non importa se siamo più o meno sicuri secondo le statistiche sui crimini, conta “l’insicurezza percepita”) e l’attentato al “decoro”.

Che sono, oggi, con minime varianti, i tre pilastri del decreto Minniti sulla sicurezza, quello che dà enormi poteri discrezionali ai sindaci, che permette il “daspo urbano”, che risolve il problema del disagio, dell’emarginazione e della povertà con la ricetta più semplice: nasconderli alla vista. Perfettamente di destra, si diceva. Ecco.

Piccole varianti. Una pratica e una teorica. Quella pratica: i sindaci potranno “allontanare” (Daspo) chi turba il decoro. Particolarmente difesi saranno le stazioni e i luoghi di interesse turistico, per cui si presume che gli “allontanati” andranno a turbare il decoro altrove, nei quartieri più poveri e nelle periferie, ad esempio. Quella teorica è stata invece presentata con toni mascelluti dal ministro in persona: “La sicurezza è di sinistra”. Un bel salto da quel “Non è né di destra né di sinistra” di nove anni fa. Ecco compiuto il cammino, ecco la sinistra finalmente, conclamatamente e con tanto di rivendicazione, arrivata alla chiusura del cerchio. Il decreto Maroni, il decreto Minniti, l’arte della fotocopia. Nove anni, una lunga marcia. Indecorosa.

DAL BLOG ALESSANDROROBECCHI.IT

Ma certo,sono soluzioni quelle alla Maroni e alla Minniti a costo quasi zero,un po’ come mettere la polvere sotto al tappeto,far brillare il centro della sala e aver il resto della casa in condizioni penose.

Con la diffusione della povertà si è assottigliato il gettito all’erario,permanendo i soliti atavici problemi del paese,corruzione e evasione fiscale si mangiano buona parte delle risorse.

Rimangono solo le sciocchezze creative che ha citato,con queste ho idea che dovremo conviverci costantemente,le alternative politiche credibili,ando stanno?

I.S.

iserentha@yahoo.it

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