martedì 13 dicembre 2016

Quando si perde la sovranità nazionale tutto è possibile












Pensando bene alle conseguenze

di Alessandro Gilioli

Anche Paolo Gentiloni, nel presentarsi alla Camera, ha usato quella mitica parola lì: "responsabilità".

In politica è un sempreverde dalle radici antiche, s'intende, ma è diventato vocabolo mainstream soprattutto a partire dai tempi del governo Letta. In quell'occasione fu usata da tutti, da Berlusconi a Fassina. Per giustificare quel mezzo obbrobrio chiamato larghe intese si fece ricorso a piene mani alla "responsabilità".

Nella tag cloud dei discorsi di Napolitano, lo ricorderete, era poi la parola in corpo più grosso.

Anche per Mattarella è una parola ricorrente, quelle poche volte in cui ha fatto conoscere il suo pensiero.

E in questi giorni, eccola ancora qui - la responsabilità - a giustificare il grigiore di un governo fotocopia, di un ring around the table in cui alla fine si sono ripresi quasi tutti la stessa poltrona.

Nella sua funzione politica, dire che «è un governo di responsabilità» significa dire che è la soluzione realisticamente migliore, magari non la più sexy ma la più assennata, affidabile, coscienziosa. Un po' come "guida in modo responsabile", "bevi in modo responsabile", insomma fai le cose pensando bene alle conseguenze

Ecco. Pensando bene alle conseguenze.

Pensando bene alle conseguenze, è stato responsabile tutto lo svolgimento di questa legislatura? È stato responsabile, per le sue conseguenze sul Paese, tutto quello che abbiamo visto fare?

È responsabile sfasciare il mondo del lavoro con il Jobs Act, l'abolizione dell'articolo 18 e i voucher?

È responsabile sfasciare la scuola con una riforma oggi rimasta senza padre e senza madre?

È responsabile dividere il Paese nel suo tessuto profondo passando come caterpillar su tutto e tutti, in nome di un radioso storytelling nuovista e vincista che poi si è pure impiantato lasciando il vuoto?

È responsabile forzare la mano su una riforma costituzionale utile solo come legittimazione plebiscitaria al suo ideatore, ma capace di bloccare la politica per sei mesi prima di impiantarsi contro la grande maggioranza dei cittadini?

È responsabile fare una legge elettorale per la Camera che prima è invidiata da tutta Europa, poi si può rimaneggiare, ma comunque è pensata per funzionare solo in caso di vittoria del Sì, senza nemmeno un piano B?

È responsabile infischiarsene di fare una legge elettorale per il Senato, perché tanto sarebbe stato regolato tutto dalla Riforma costituzionale?

È responsabile personalizzare il referendum fino a farlo diventare un Armageddon e poi mandare a gestire il naufragio le proprie seconde linee?

È responsabile rifiutare qualsiasi ipotesi di autocritica e di analisi di eventuali errori commessi, dopo essersi spiaccicati al referendum - tanto la colpa è sempre degli altri, anche se a guidare il Paese non erano gli altri?

È responsabile dire che si lascia la politica per poi pretendere una promozione a una carica più alta del governo?

È responsabile ascoltare così poco la bocciatura secca e totale dell'elettorato e riproporre lo stesso governo identico a quello appena bocciato?

È responsabile, insomma, allontanare in questo modo la cittadinanza dalle istituzioni, dalla rappresentanza?

È responsabile fingere che nulla succeda là fuori?

Non è tutto questo profondamente e radicalmente irresponsabile, cioè appunto indifferente alle conseguenze?

E non è che allora per caso, in politica, "responsabilità" sta diventando una parola ipocrita, che finisce per nascondere il suo contrario?

DALL'ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE

Secondo me quando si perde la sovranità nazionale e fondamentalmente per le cose che contano sono altri in Europa a comandarci,non c'è alcuna responsabilità che tenga,si rimane fottuti senza alcun piano B,tanto a costoro dalla Bce in su non gliene può fregare di meno,lo abbiamo potuto constatare con l'esempio drammatico della Grecia.

Non ho idea di cosa s'inventeranno nei prossimi mesi,e sanno che con molta probabilità stanno consapevolmente o meno spianando la strada alle cinque stelle,e qui finalmente vedremo all'opera l'alternativa con tutti gli inquietanti interrogativi del caso,avendo al suo interno una classe politica senza esperienza,e gestire un paese con la sola onestà non basterà.

Sarà più un modello Appendino-Torino o Raggi-Roma? Staremo a vedere,e tutto sommato ci andrà meglio che in Francia,dove rischiano la Le Pen.

I.S.

iserentha@yahoo.it

Nessun commento: